Per tutta una serie di circostanze legate ai miei studi e alle mie esperienze di lavoro precedenti all’insegnamento, mi ritrovo a parlare un inglese dal vago accento americano. Cioè, se parlo senza pensare mi viene quello.
Ecco, non ci sarebbe niente di male se non fosse che periodicamente mi tocca incassare qualche commento da parte di alcune colleghe “puriste”. Anni fa, quando insegnavo in un’altra scuola, una collega, nata a Bristol da emigrati italiani, mi chiese inorridita: “Ma è questo che insegni ai ragazzi? Questo è AMERICANO! Tu devi insegnare l’INGLESE e sforzarti di parlare con accento british!”
Piccata dalla sua scarsa delicatezza, le risposi sottolineando che, primo, quando mi sono laureata nessuno ha avuto da ridire sul mio accento; secondo, quando ho sostenuto l’esame per l’abilitazione la commissione mi ha ritenuta ADDIRITTURA idonea all’insegnamento; terzo, a differenza sua, l’inglese che io parlo me lo sono conquistato attraverso studio, permanenze all’estero e lavoro in aziende americane e che, quarto, lei non doveva permettersi di sputare sopra ai miei sacrifici per una sua fissazione; quinto, l’americano è la lingua di internet e comunque con una sua dignità.
Naturalmente, non la convinsi affatto, anche se non fece più commenti del genere.
Quell’evento, mi disturba ammetterlo, un po’ mi ha destabilizzato. Da allora, ogni tanto mi chiedo se non debba sforzarmi di modificare il mio accento quando insegno, soprattutto adesso che lavoro anche al linguistico con un lettore madrelingua very british. Per ora ho deciso di fottermene e fare quello che mi viene meglio, ma notare ogni tanto i sopraccigli alzati di qualche "pasionaria" della Union Jack riesce ancora a darmi una punta di fastidio.